Autismo e alimentazione: come i Probiotici possono fare la differenza nell'Asse Intestino Cervello

22/12/2023
Indice
Cos’è lo spettro autistico
L'autismo si presenta come un disturbo del neurosviluppo con impatto sulla socializzazione e deficit sia nella comunicazione verbale che non verbale, associati a interessi ristretti e comportamenti ripetitivi. Recentemente, si è preferito utilizzare il termine "Disturbi dello Spettro Autistico" (ASD) per riflettere la diversità di sintomi e la complessità nel definire un quadro clinico uniforme, includendo varie patologie condividendo le suddette caratteristiche comportamentali a diversi livelli di intensità.
È importante sottolineare che l'autismo non rappresenta una malattia in sé, bensì il sintomo o la manifestazione di una serie di condizioni, ossia i disturbi dello spettro autistico. Di conseguenza, ciascun bambino con autismo è un caso individuale, così come ogni bambino con febbre può essere sintomo di diverse patologie.
Nonostante la complessità del disturbo, esistono numerose terapie e interventi finalizzati a migliorare la qualità della vita delle persone con autismo. Ad esempio, la terapia comportamentale può contribuire allo sviluppo delle abilità sociali e di comunicazione, mentre la terapia occupazionale mira a potenziare le competenze pratiche necessarie per la vita quotidiana.
Caratteristiche dei soggetti con spettro autistico
Le persone colpite da disturbi all'interno del panorama autistico manifestano una vasta gamma di sintomi, i quali possono oscillare da lievi a gravi. Ci sono, tuttavia, tratti comuni che facilitano l'identificazione del disturbo. Le caratteristiche principali includono:
- Complicazioni nella comunicazione verbale e non verbale: chi sperimenta l'autismo può incontrare ostacoli nell'interpretazione del linguaggio verbale e non verbale, quali il tono della voce, le espressioni facciali e la gestualità. Talvolta, risulta difficile esprimere in modo efficace i propri pensieri e sentimenti.
- Complicazioni nell'interazione sociale: le persone con autismo possono trovare difficoltà nell'interagire con gli altri e nello sviluppare relazioni sociali. La comprensione delle emozioni altrui e una risposta adeguata possono risultare problematiche.
- Comportamenti ripetitivi e interessi limitati: chi vive con l'autismo può manifestare azioni ripetitive, come dondolarsi o battere le mani, oltre a sviluppare interessi ristretti, manifestando una forte attenzione per specifici argomenti o oggetti.
- Sensibilità sensoriale: le persone con autismo possono presentare una sensibilità sensoriale aumentata o diminuita rispetto alla norma. Possono essere ipersensibili a determinati suoni, luci o texture, oppure potrebbero non percepire alcuni stimoli sensoriali.
- Complicazioni nel gioco e nell'apprendimento: i soggetti con autismo possono incontrare difficoltà nel giocare con altri bambini e nell'apprendere nuove abilità. La comprensione delle regole sociali e la capacità di seguire le istruzioni possono rappresentare ulteriori sfide.
In aggiunta, alcuni individui con autismo possono mostrare una selettività alimentare, caratterizzata da un rapporto rigido ed escludente con il cibo, che comporta il rifiuto di determinati alimenti e la tendenza a nutrirsi attraverso un repertorio alimentare limitato.
Alimentazione selettiva
La tendenza a selezionare attentamente il cibo è un comportamento diffuso tra gli individui che manifestano disturbi all'interno dello spettro autistico, fenomeno che può derivare da una sensibilità sensoriale amplificata. Questo atteggiamento può spingere gli individui con autismo a preferire cibi liquidi o solidi ben definiti che non lascino residui in bocca, poiché la sensazione di imprevedibilità può generare fastidio.
La selezione attenta del cibo può essere associata a comportamenti come pianto, capricci, lancio del cibo, comportamenti auto e etero aggressivi, alzarsi dal tavolo, sputare il cibo, e vocalizzi rumorosi. Nei bambini con disturbi dello spettro autistico, la tendenza alla selezione accurata del cibo può manifestarsi precocemente rispetto ai loro coetanei con sviluppo tipico o con altri disturbi dello sviluppo. In particolare, tali bambini possono dimostrare forti preferenze per specifici cibi in base alla consistenza (come ad esempio frullati), temperatura, forma, quantità, odore, colore o gusto, e potrebbero limitarsi ad accettare solo un numero ristretto di pasti a seconda del modo in cui vengono preparati o presentati.
Per affrontare la tendenza alla selezione accurata del cibo negli individui con autismo, è cruciale creare un ambiente durante i pasti che sia rilassante e confortevole. Inoltre, l'utilizzo di approcci terapeutici comportamentali, come la terapia di esposizione graduale, può essere adoperata per agevolare la progressiva accettazione di nuovi cibi e superare le paure alimentari.
Associazioni tra spettro autistico e problemi intestinali
La preferenza per un'assunzione alimentare selettiva può associarsi a problematiche di salute, tra cui costipazione, diarrea, distensione addominale e perdita di peso. In particolare, individui con disturbo dello spettro autistico (ASD) sembrano maggiormente propensi a sviluppare disturbi intestinali a causa delle loro abitudini alimentari selettive.
Un recente studio pubblicato sul "Journal of Autism and Developmental Disorders" evidenzia che i bambini con ASD che adottano un regime alimentare selettivo presentano una probabilità superiore di soffrire di stipsi rispetto a coloro con ASD che seguono una dieta più eterogenea. Allo stesso modo, ulteriori ricerche indicano che i bambini con ASD e predilezione per cibi specifici manifestano una maggiore inclinazione a sviluppare problemi di diarrea e distensione addominale rispetto a chi adotta un'alimentazione più variegata.
Diverse teorie cercano di spiegare il nesso tra l'assunzione alimentare selettiva e i disturbi intestinali nelle persone con ASD. Un'ipotesi avanza che l'alimentazione selettiva possa comportare una carenza di nutrienti essenziali, come la fibra, contribuendo così a problemi di stipsi e diarrea. Inoltre, alcuni studiosi suggeriscono che l'alimentazione selettiva possa influire sulla composizione del microbiota intestinale, con possibili impatti sulla salute dell’intestino.
Riferimenti scientifici:
https://link.springer.com/article/10.1007/s10803-021-04947-4
Associazioni tra problemi intestinali e disturbi del carattere
Diversi approfondimenti rivelano una stretta connessione tra gli squilibri gastrointestinali e le alterazioni comportamentali nei giovani con ASD.
Un interessante articolo su “Per Noi Autistici” sottolinea che i bambini con ASD sono inclini a manifestare sintomi gastrointestinali, come diarrea, stitichezza e un addome teso, a differenza dei loro coetanei neurotipici. Questi disturbi non solo infliggono un impatto negativo sulla qualità della vita dei bambini colpiti da ASD, ma accentuano anche i loro comportamenti problematici.
Ulteriormente, uno studio riportato sulle pagine del “Journal of Autism and Developmental Disorders” evidenzia che i bambini con ASD che affrontano problemi gastrointestinali sono più inclini a comportamenti problematici, quali irritabilità, aggressività e autolesionismo, rispetto ai loro coetanei privi di complicanze digestive.
Sebbene non sia ancora chiara la causa della maggiore suscettibilità dei bambini con ASD ai disturbi gastrointestinali, diverse teorie cercano di gettare luce su questa correlazione. Alcuni studiosi avanzano l'ipotesi che tali problematiche possano derivare da un'alterazione nel sistema nervoso enterico, il quale regola le funzioni gastrointestinali. Inoltre, alcuni studi suggeriscono che i disturbi gastrointestinali possano essere connessi a una disbiosi intestinale, ossia una variazione nella composizione del microbiota intestinale. Secondo quanto esposto da "Madra e colleghi (2020)", i disturbi gastrointestinali potrebbero anche essere associati ad altre problematiche, tra cui disturbi del sonno, ansia di natura psichiatrica, iperattività, irritabilità e comportamenti problematici, come aggressività e improvvisi scatti emotivi.
Riferimenti scientifici:
https://www.doi.org/10.1016/j.chc.2020.02.005 childpsych.theclinics.com
Asse intestino cervello
L'interconnessione intestino-cervello rappresenta un sistema di scambio di informazioni bidirezionale tra l'intestino e il cervello, con molteplici impatti sulle emozioni, la motivazione e le funzioni cognitive superiori. Il microbiota intestinale, che comprende tutti i microorganismi localizzati nell'intestino, sembra svolgere un ruolo significativo nell'influenzare tale asse intestino-cervello. Diversi studi hanno rivelato che individui affetti da ansia e depressione manifestano una condizione chiamata disbiosi, ossia un'alterazione del microbiota intestinale1. Inoltre, la disbiosi è riscontrabile anche nei disturbi gastrointestinali funzionali, come la sindrome dell'intestino irritabile, i quali sono fortemente correlati ai disturbi dell'umore1.
La disbiosi intestinale può esercitare diversi impatti sull'asse intestino-cervello. Alcuni studiosi ipotizzano che essa possa generare un'infiammazione cronica nell'intestino, influenzando di conseguenza la funzione cerebrale e generando sintomi di ansia e depressione2. Ulteriori ricerche suggeriscono che la disbiosi possa incidere sulla produzione di neurotrasmettitori, tra cui la serotonina, fondamentali per la regolazione dell'umore e delle emozioni3.
In generale, l'asse intestino-cervello e il microbiota intestinale costituiscono campi di studio dinamici in costante evoluzione. Nonostante ciò, i risultati finora ottenuti indicano una stretta correlazione tra la salute intestinale e quella mentale, suggerendo che la disbiosi intestinale possa impattare negativamente sull'asse intestino-cervello, generando sintomi di ansia e depressione. Sono necessarie ulteriori ricerche per approfondire questa relazione e sviluppare nuove terapie finalizzate a migliorare la salute intestinale e mentale.
Riferimenti scientifici:
https://www.sciencenews.org/article/gut-microbes-autism-symptoms
Microorganismi nell’intestino dei soggetti con spettro autistico
L'ecosistema intestinale dei soggetti affetti da disturbo dello spettro autistico (ASD) è stato oggetto di attenti scrutini scientifici. Conforme a uno studio divulgato sul sito del "Centro di Medicina Biologica"1, emergono peculiarità nell'insieme di funghi e/o batteri presenti nell'intestino dei bambini con ASD, potenziali artefici di processi infiammatori e rilascio di composti nocivi. Parallelamente, un'altra indagine evidenzia una maggiore incidenza di disbiosi intestinale, indicante una variazione nella composizione del microbiota intestinale, nei bambini con ASD rispetto ai coetanei neurotipici2.
I microrganismi intestinali non sono meri spettatori; al contrario, producono sostanze neuroattive e una gamma diversificata di neurotrasmettitori, modellando lo sviluppo e le dinamiche del sistema nervoso1. In uno scenario di disbiosi, il microbiota può alterare le risposte immunitarie, dando impulso a uno stato proinfiammatorio1. Questo scenario contribuisce all'eziologia di sintomi gastrointestinali come diarrea, stipsi, gonfiore addominale e perdita di peso, spesso riscontrati nei bambini con ASD12.
Malgrado l'approfondita esplorazione della correlazione tra ASD e disbiosi intestinale, persiste l'ambiguità sulla natura della relazione, se questa sia causa o effetto del disturbo3. In ogni caso, gli esperti convergono sull'importanza cruciale della salute intestinale per il benessere complessivo dei bambini con ASD. Pertanto, si enfatizza la necessità di una dieta diversificata ed equilibrata, affiancata da un'attenta valutazione medica e, se necessario, il trattamento mirato per la disbiosi intestinale.
Riferimenti scientifici:
Candida albicans ed infiammazione intestino
L'infiammazione intestinale derivante dall'eccessiva presenza di Candida albicans, comunemente nota come candidosi intestinale, si configura come un'infezione fungina che colpisce il complesso sistema intestinale. La candidosi intestinale, affrontata principalmente dal lievito Candida albicans, si manifesta provocando disturbi fastidiosi e, in alcuni casi, seri. Nelle condizioni consuete, la Candida agisce come saprofita, risiedendo sulla mucosa intestinale senza arrecare problemi. Tuttavia, in determinate circostanze, essa transita da saprofita a patogeno, replicandosi in modo eccessivo e dando luogo a autentiche infezioni fungine, ovvero candidosi.
I segnali dell'infiammazione intestinale causata dalla Candida albicans comprendono dolore addominale, gonfiore, diarrea, stitichezza, nausea, vomito, calo di appetito, perdita di peso, affaticamento, irritabilità, depressione e difficoltà di concentrazione. La candidosi intestinale può derivare da vari fattori, tra cui l'assunzione di antibiotici, una dieta ricca di zuccheri, l'utilizzo di contraccettivi orali, la gravidanza, il diabete, il fumo, lo stress e il consumo di alcol.
Per prevenire l'insorgenza dell'infiammazione intestinale provocata dalla Candida albicans, è possibile adottare misure preventive, come la riduzione del consumo di zuccheri, la moderazione nell'utilizzo di antibiotici solo quando strettamente necessario, l'adeguamento a un regime alimentare bilanciato e ricco di fibre, l'evitare il fumo e l'alcol, la gestione dello stress, il mantenimento di un sistema immunitario sano e la promozione della presenza di lattobacilli nell’intestino.
Riferimenti scientifici:
https://www.centrodimedicinabiologica.it/autismo-e-microbiota/
Clostridi e danno cerebrale
Uno studio pubblicato sulla rivista Journal of Molecular Neuroscience ha dimostrato che i bambini con disturbi dello spettro autistico (ASD) hanno una maggiore presenza di Clostridium paraputrificum, Clostridium bolteae, e Clostridium perfringens nell'intestino rispetto ai bambini neurotipici. Inoltre, i bambini con ASD hanno mostrato la presenza di due tipi di Clostridium non presenti nei bambini neurotipici, ovvero Clostridium difficile e Clostridium clostridiioforme. Tuttavia, è importante notare che ulteriori studi sono necessari per confermare questi risultati e determinare se esiste una correlazione tra la presenza di Clostridium nell'intestino e l'autismo.
Un'indagine pubblicata nell'International Journal of Molecular Sciences ha approfondito gli impatti della tossina epsilon, prodotta da Clostridium perfringens, sul cervello. Tale tossina, proveniente dal batterio Clostridium perfringens, è in grado di provocare danni cerebrali negli animali ruminanti. Essa si lega ai recettori endoteliali microvascolari e ad altre cellule cerebrali, generando lesioni cerebrali e incrementando la permeabilità vascolare.
Uno studio effettuato su topi ha evidenziato che un'eccessiva presenza di Clostridium difficile nell'intestino può determinare danni cerebrali. Nei topi a cui è stato trapiantato un microbiota fecale contenente Clostridium difficile, si è verificato un accrescimento della permeabilità della barriera emato-encefalica e un'accentuata attivazione delle cellule gliali, strettamente legate all'infiammazione cerebrale e ai danni neuronali.
Inoltre, una ricerca condotta su bambini con disturbi dello spettro autistico (ASD) ha dimostrato che la terapia di trasferimento del microbiota (MTT) può produrre benefici nei sintomi gastrointestinali e comportamentali dei piccoli con ASD. Tale terapia coinvolge l'utilizzo di antibiotici, un detergente intestinale, un soppressore dell'acido gastrico e un trapianto di microbiota fecale, il tutto finalizzato al miglioramento dei sintomi gastrointestinali e comportamentali nei bambini affetti da ASD. Questo studio ha evidenziato significativi miglioramenti nei sintomi gastrointestinali, nei sintomi correlati all'autismo e nella composizione del microbiota intestinale. Notabilmente, la maggior parte di questi miglioramenti nei sintomi gastrointestinali è stata mantenuta anche dopo due anni dal completamento del trattamento, mentre i sintomi correlati all'autismo hanno continuato a migliorare ulteriormente successivamente al termine del trattamento.
Riferimenti scientifici:
https://link.springer.com/article/10.1007/s12031-020-01482-2
Prossimi corsi
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22/12/2023
Salute
Cos’è lo spettro autistico
L'autismo si presenta come un disturbo del neurosviluppo con impatto sulla socializzazione e deficit sia nella comunicazione verbale che non verbale, associati a interessi ristretti e comportamenti ripetitivi. Recentemente, si è preferito utilizzare il termine "Disturbi dello Spettro Autistico" (ASD) per riflettere la diversità di sintomi e la complessità nel definire un quadro clinico uniforme, includendo varie patologie condividendo le suddette caratteristiche comportamentali a diversi livelli di intensità.
È importante sottolineare che l'autismo non rappresenta una malattia in sé, bensì il sintomo o la manifestazione di una serie di condizioni, ossia i disturbi dello spettro autistico. Di conseguenza, ciascun bambino con autismo è un caso individuale, così come ogni bambino con febbre può essere sintomo di diverse patologie.
Nonostante la complessità del disturbo, esistono numerose terapie e interventi finalizzati a migliorare la qualità della vita delle persone con autismo. Ad esempio, la terapia comportamentale può contribuire allo sviluppo delle abilità sociali e di comunicazione, mentre la terapia occupazionale mira a potenziare le competenze pratiche necessarie per la vita quotidiana.
Caratteristiche dei soggetti con spettro autistico
Le persone colpite da disturbi all'interno del panorama autistico manifestano una vasta gamma di sintomi, i quali possono oscillare da lievi a gravi. Ci sono, tuttavia, tratti comuni che facilitano l'identificazione del disturbo. Le caratteristiche principali includono:
- Complicazioni nella comunicazione verbale e non verbale: chi sperimenta l'autismo può incontrare ostacoli nell'interpretazione del linguaggio verbale e non verbale, quali il tono della voce, le espressioni facciali e la gestualità. Talvolta, risulta difficile esprimere in modo efficace i propri pensieri e sentimenti.
- Complicazioni nell'interazione sociale: le persone con autismo possono trovare difficoltà nell'interagire con gli altri e nello sviluppare relazioni sociali. La comprensione delle emozioni altrui e una risposta adeguata possono risultare problematiche.
- Comportamenti ripetitivi e interessi limitati: chi vive con l'autismo può manifestare azioni ripetitive, come dondolarsi o battere le mani, oltre a sviluppare interessi ristretti, manifestando una forte attenzione per specifici argomenti o oggetti.
- Sensibilità sensoriale: le persone con autismo possono presentare una sensibilità sensoriale aumentata o diminuita rispetto alla norma. Possono essere ipersensibili a determinati suoni, luci o texture, oppure potrebbero non percepire alcuni stimoli sensoriali.
- Complicazioni nel gioco e nell'apprendimento: i soggetti con autismo possono incontrare difficoltà nel giocare con altri bambini e nell'apprendere nuove abilità. La comprensione delle regole sociali e la capacità di seguire le istruzioni possono rappresentare ulteriori sfide.
In aggiunta, alcuni individui con autismo possono mostrare una selettività alimentare, caratterizzata da un rapporto rigido ed escludente con il cibo, che comporta il rifiuto di determinati alimenti e la tendenza a nutrirsi attraverso un repertorio alimentare limitato.
Alimentazione selettiva
La tendenza a selezionare attentamente il cibo è un comportamento diffuso tra gli individui che manifestano disturbi all'interno dello spettro autistico, fenomeno che può derivare da una sensibilità sensoriale amplificata. Questo atteggiamento può spingere gli individui con autismo a preferire cibi liquidi o solidi ben definiti che non lascino residui in bocca, poiché la sensazione di imprevedibilità può generare fastidio.
La selezione attenta del cibo può essere associata a comportamenti come pianto, capricci, lancio del cibo, comportamenti auto e etero aggressivi, alzarsi dal tavolo, sputare il cibo, e vocalizzi rumorosi. Nei bambini con disturbi dello spettro autistico, la tendenza alla selezione accurata del cibo può manifestarsi precocemente rispetto ai loro coetanei con sviluppo tipico o con altri disturbi dello sviluppo. In particolare, tali bambini possono dimostrare forti preferenze per specifici cibi in base alla consistenza (come ad esempio frullati), temperatura, forma, quantità, odore, colore o gusto, e potrebbero limitarsi ad accettare solo un numero ristretto di pasti a seconda del modo in cui vengono preparati o presentati.
Per affrontare la tendenza alla selezione accurata del cibo negli individui con autismo, è cruciale creare un ambiente durante i pasti che sia rilassante e confortevole. Inoltre, l'utilizzo di approcci terapeutici comportamentali, come la terapia di esposizione graduale, può essere adoperata per agevolare la progressiva accettazione di nuovi cibi e superare le paure alimentari.
Associazioni tra spettro autistico e problemi intestinali
La preferenza per un'assunzione alimentare selettiva può associarsi a problematiche di salute, tra cui costipazione, diarrea, distensione addominale e perdita di peso. In particolare, individui con disturbo dello spettro autistico (ASD) sembrano maggiormente propensi a sviluppare disturbi intestinali a causa delle loro abitudini alimentari selettive.
Un recente studio pubblicato sul "Journal of Autism and Developmental Disorders" evidenzia che i bambini con ASD che adottano un regime alimentare selettivo presentano una probabilità superiore di soffrire di stipsi rispetto a coloro con ASD che seguono una dieta più eterogenea. Allo stesso modo, ulteriori ricerche indicano che i bambini con ASD e predilezione per cibi specifici manifestano una maggiore inclinazione a sviluppare problemi di diarrea e distensione addominale rispetto a chi adotta un'alimentazione più variegata.
Diverse teorie cercano di spiegare il nesso tra l'assunzione alimentare selettiva e i disturbi intestinali nelle persone con ASD. Un'ipotesi avanza che l'alimentazione selettiva possa comportare una carenza di nutrienti essenziali, come la fibra, contribuendo così a problemi di stipsi e diarrea. Inoltre, alcuni studiosi suggeriscono che l'alimentazione selettiva possa influire sulla composizione del microbiota intestinale, con possibili impatti sulla salute dell’intestino.
Riferimenti scientifici:
https://link.springer.com/article/10.1007/s10803-021-04947-4
Associazioni tra problemi intestinali e disturbi del carattere
Diversi approfondimenti rivelano una stretta connessione tra gli squilibri gastrointestinali e le alterazioni comportamentali nei giovani con ASD.
Un interessante articolo su “Per Noi Autistici” sottolinea che i bambini con ASD sono inclini a manifestare sintomi gastrointestinali, come diarrea, stitichezza e un addome teso, a differenza dei loro coetanei neurotipici. Questi disturbi non solo infliggono un impatto negativo sulla qualità della vita dei bambini colpiti da ASD, ma accentuano anche i loro comportamenti problematici.
Ulteriormente, uno studio riportato sulle pagine del “Journal of Autism and Developmental Disorders” evidenzia che i bambini con ASD che affrontano problemi gastrointestinali sono più inclini a comportamenti problematici, quali irritabilità, aggressività e autolesionismo, rispetto ai loro coetanei privi di complicanze digestive.
Sebbene non sia ancora chiara la causa della maggiore suscettibilità dei bambini con ASD ai disturbi gastrointestinali, diverse teorie cercano di gettare luce su questa correlazione. Alcuni studiosi avanzano l'ipotesi che tali problematiche possano derivare da un'alterazione nel sistema nervoso enterico, il quale regola le funzioni gastrointestinali. Inoltre, alcuni studi suggeriscono che i disturbi gastrointestinali possano essere connessi a una disbiosi intestinale, ossia una variazione nella composizione del microbiota intestinale. Secondo quanto esposto da "Madra e colleghi (2020)", i disturbi gastrointestinali potrebbero anche essere associati ad altre problematiche, tra cui disturbi del sonno, ansia di natura psichiatrica, iperattività, irritabilità e comportamenti problematici, come aggressività e improvvisi scatti emotivi.
Riferimenti scientifici:
https://www.doi.org/10.1016/j.chc.2020.02.005 childpsych.theclinics.com
Asse intestino cervello
L'interconnessione intestino-cervello rappresenta un sistema di scambio di informazioni bidirezionale tra l'intestino e il cervello, con molteplici impatti sulle emozioni, la motivazione e le funzioni cognitive superiori. Il microbiota intestinale, che comprende tutti i microorganismi localizzati nell'intestino, sembra svolgere un ruolo significativo nell'influenzare tale asse intestino-cervello. Diversi studi hanno rivelato che individui affetti da ansia e depressione manifestano una condizione chiamata disbiosi, ossia un'alterazione del microbiota intestinale1. Inoltre, la disbiosi è riscontrabile anche nei disturbi gastrointestinali funzionali, come la sindrome dell'intestino irritabile, i quali sono fortemente correlati ai disturbi dell'umore1.
La disbiosi intestinale può esercitare diversi impatti sull'asse intestino-cervello. Alcuni studiosi ipotizzano che essa possa generare un'infiammazione cronica nell'intestino, influenzando di conseguenza la funzione cerebrale e generando sintomi di ansia e depressione2. Ulteriori ricerche suggeriscono che la disbiosi possa incidere sulla produzione di neurotrasmettitori, tra cui la serotonina, fondamentali per la regolazione dell'umore e delle emozioni3.
In generale, l'asse intestino-cervello e il microbiota intestinale costituiscono campi di studio dinamici in costante evoluzione. Nonostante ciò, i risultati finora ottenuti indicano una stretta correlazione tra la salute intestinale e quella mentale, suggerendo che la disbiosi intestinale possa impattare negativamente sull'asse intestino-cervello, generando sintomi di ansia e depressione. Sono necessarie ulteriori ricerche per approfondire questa relazione e sviluppare nuove terapie finalizzate a migliorare la salute intestinale e mentale.
Riferimenti scientifici:
https://www.sciencenews.org/article/gut-microbes-autism-symptoms
Microorganismi nell’intestino dei soggetti con spettro autistico
L'ecosistema intestinale dei soggetti affetti da disturbo dello spettro autistico (ASD) è stato oggetto di attenti scrutini scientifici. Conforme a uno studio divulgato sul sito del "Centro di Medicina Biologica"1, emergono peculiarità nell'insieme di funghi e/o batteri presenti nell'intestino dei bambini con ASD, potenziali artefici di processi infiammatori e rilascio di composti nocivi. Parallelamente, un'altra indagine evidenzia una maggiore incidenza di disbiosi intestinale, indicante una variazione nella composizione del microbiota intestinale, nei bambini con ASD rispetto ai coetanei neurotipici2.
I microrganismi intestinali non sono meri spettatori; al contrario, producono sostanze neuroattive e una gamma diversificata di neurotrasmettitori, modellando lo sviluppo e le dinamiche del sistema nervoso1. In uno scenario di disbiosi, il microbiota può alterare le risposte immunitarie, dando impulso a uno stato proinfiammatorio1. Questo scenario contribuisce all'eziologia di sintomi gastrointestinali come diarrea, stipsi, gonfiore addominale e perdita di peso, spesso riscontrati nei bambini con ASD12.
Malgrado l'approfondita esplorazione della correlazione tra ASD e disbiosi intestinale, persiste l'ambiguità sulla natura della relazione, se questa sia causa o effetto del disturbo3. In ogni caso, gli esperti convergono sull'importanza cruciale della salute intestinale per il benessere complessivo dei bambini con ASD. Pertanto, si enfatizza la necessità di una dieta diversificata ed equilibrata, affiancata da un'attenta valutazione medica e, se necessario, il trattamento mirato per la disbiosi intestinale.
Riferimenti scientifici:
Candida albicans ed infiammazione intestino
L'infiammazione intestinale derivante dall'eccessiva presenza di Candida albicans, comunemente nota come candidosi intestinale, si configura come un'infezione fungina che colpisce il complesso sistema intestinale. La candidosi intestinale, affrontata principalmente dal lievito Candida albicans, si manifesta provocando disturbi fastidiosi e, in alcuni casi, seri. Nelle condizioni consuete, la Candida agisce come saprofita, risiedendo sulla mucosa intestinale senza arrecare problemi. Tuttavia, in determinate circostanze, essa transita da saprofita a patogeno, replicandosi in modo eccessivo e dando luogo a autentiche infezioni fungine, ovvero candidosi.
I segnali dell'infiammazione intestinale causata dalla Candida albicans comprendono dolore addominale, gonfiore, diarrea, stitichezza, nausea, vomito, calo di appetito, perdita di peso, affaticamento, irritabilità, depressione e difficoltà di concentrazione. La candidosi intestinale può derivare da vari fattori, tra cui l'assunzione di antibiotici, una dieta ricca di zuccheri, l'utilizzo di contraccettivi orali, la gravidanza, il diabete, il fumo, lo stress e il consumo di alcol.
Per prevenire l'insorgenza dell'infiammazione intestinale provocata dalla Candida albicans, è possibile adottare misure preventive, come la riduzione del consumo di zuccheri, la moderazione nell'utilizzo di antibiotici solo quando strettamente necessario, l'adeguamento a un regime alimentare bilanciato e ricco di fibre, l'evitare il fumo e l'alcol, la gestione dello stress, il mantenimento di un sistema immunitario sano e la promozione della presenza di lattobacilli nell’intestino.
Riferimenti scientifici:
https://www.centrodimedicinabiologica.it/autismo-e-microbiota/
Clostridi e danno cerebrale
Uno studio pubblicato sulla rivista Journal of Molecular Neuroscience ha dimostrato che i bambini con disturbi dello spettro autistico (ASD) hanno una maggiore presenza di Clostridium paraputrificum, Clostridium bolteae, e Clostridium perfringens nell'intestino rispetto ai bambini neurotipici. Inoltre, i bambini con ASD hanno mostrato la presenza di due tipi di Clostridium non presenti nei bambini neurotipici, ovvero Clostridium difficile e Clostridium clostridiioforme. Tuttavia, è importante notare che ulteriori studi sono necessari per confermare questi risultati e determinare se esiste una correlazione tra la presenza di Clostridium nell'intestino e l'autismo.
Un'indagine pubblicata nell'International Journal of Molecular Sciences ha approfondito gli impatti della tossina epsilon, prodotta da Clostridium perfringens, sul cervello. Tale tossina, proveniente dal batterio Clostridium perfringens, è in grado di provocare danni cerebrali negli animali ruminanti. Essa si lega ai recettori endoteliali microvascolari e ad altre cellule cerebrali, generando lesioni cerebrali e incrementando la permeabilità vascolare.
Uno studio effettuato su topi ha evidenziato che un'eccessiva presenza di Clostridium difficile nell'intestino può determinare danni cerebrali. Nei topi a cui è stato trapiantato un microbiota fecale contenente Clostridium difficile, si è verificato un accrescimento della permeabilità della barriera emato-encefalica e un'accentuata attivazione delle cellule gliali, strettamente legate all'infiammazione cerebrale e ai danni neuronali.
Inoltre, una ricerca condotta su bambini con disturbi dello spettro autistico (ASD) ha dimostrato che la terapia di trasferimento del microbiota (MTT) può produrre benefici nei sintomi gastrointestinali e comportamentali dei piccoli con ASD. Tale terapia coinvolge l'utilizzo di antibiotici, un detergente intestinale, un soppressore dell'acido gastrico e un trapianto di microbiota fecale, il tutto finalizzato al miglioramento dei sintomi gastrointestinali e comportamentali nei bambini affetti da ASD. Questo studio ha evidenziato significativi miglioramenti nei sintomi gastrointestinali, nei sintomi correlati all'autismo e nella composizione del microbiota intestinale. Notabilmente, la maggior parte di questi miglioramenti nei sintomi gastrointestinali è stata mantenuta anche dopo due anni dal completamento del trattamento, mentre i sintomi correlati all'autismo hanno continuato a migliorare ulteriormente successivamente al termine del trattamento.
Riferimenti scientifici:
https://link.springer.com/article/10.1007/s12031-020-01482-2
Prossimi corsi
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