Hack Your Health: l'importanza del Microbiota per la Salute su Netflix

03/06/2024
Indice
Hack Your Health è un documentario diretto da Anjali Najar, disponibile su Netflix dall'aprile 2024. Questo documentario esplora gli argomenti trattati nel libro "L'intestino Felice" di Giulia Enders, una delle ricercatrici protagoniste. Noi di I'm in Fermentation non potevamo esimerci dal dare un'occhiata e commentare questo documentario che esplora come il microbiota influisce sulla nostra vita, salute e umore.
Cos'è il Microbiota?
Il microbiota intestinale è definito come la comunità di microrganismi, inclusi batteri, funghi e virus, che colonizzano il tratto gastrointestinale. Esistono vari tipi di microbiota, non solo quello intestinale: ad esempio, c'è anche un microbiota della pelle, addirittura della vagina (leggi qui). È importante distinguere tra microbiota e microbioma: il primo si riferisce alla comunità di microrganismi mentre il secondo al patrimonio genetico di questi microrganismi.
L'Importanza del Microbiota per la Salute
La comunità scientifica che comprendente medici, microbiologi, biologi e nutrizionisti, è particolarmente interessata al microbiota perché si tratta di una scienza relativamente nuova, esplorata solo da pochi decenni. Le cellule microbiche nell'intestino umano sono circa 10^13 (diecimila miliardi), con un peso di circa 200 grammi e il loro numero di geni e di cento volte superiore a quelli presenti nel genoma umano.
Microbiota e Malattie
Le prove scientifiche che collegano il microbiota alla salute sono sempre più numerose. Disbiosi, cioè squilibri nel microbiota, sono legati a malattie come diabete, problemi cardiovascolari, obesità e problemi neurologici come il Parkinson. L'analisi del microbioma può prevedere l'insorgenza di alcune malattie anni prima che si manifestino, come affermato anche nel documentario, e non possiamo far altro che confermare.
L'Asse Intestino-Cervello
Esiste realmente questo asse microbiota-intestino-cervello, e le vie di comunicazione includono il sistema immunitario e la sintesi di metaboliti e neurotrasmettitori. Studi su animali hanno dimostrato che il microbioma può influenzare lo sviluppo di diabete di tipo II, Alzheimer e depressione maggiore. Al momento però, la medicina non include ancora ufficialmente la microbiologia nello studio di queste patologie né per la sua cura né per le diagnosi.
Microbiota e Alimentazione
Metchnikoff, biologo di fine ‘800-inizio ‘900 e vice-direttore dell’Istituto Pasteur, fu il primo a ipotizzare che gli alimenti fermentati potessero essere benefici per la salute nel suo saggio del 1909 "Batterio-terapia Intestinale". Egli suggeriva che batteri benefici potessero proteggere dai patogeni e che l'equilibrio microbico potesse essere influenzato attraverso la dieta.
Il documentario afferma correttamente che il microbiota aiuta nella digestione e che l'assorbimento dei nutrienti è influenzato dalla flora intestinale. I batteri intestinali producono acidi grassi a catena corta (SCFA) come acido acetico, propionico e butirrico attraverso la fermentazione delle fibre. Questi SCFA migliorano l'integrità della barriera intestinale, il metabolismo del glucosio, dei lipidi e del colesterolo, regolano il sistema immunitario e la risposta infiammatoria.
Non sentiamo mai parlare di Probiotici e Prebiotici, ma la composizione del microbiota può essere modificata attraverso cambiamenti nello stile di vita ed in particolare nella dieta. Una dieta varia e ricca di fibre (le fibre sono tra i prebiotici più importanti come l'inulina e i frutto-oligosaccaridi FOS e galatto-oligosaccaridi GOS) è fondamentale per aumentare l'abbondanza di batteri produttori di SCFA. Anche i prebiotici hanno una regolamentazione e gli alimenti ricchi in questo tipo di molecole possono inserire in etichetta la dicitura “favoriscono l’equilibrio della flora intestinale”.
I probiotici possono colonizzare il tratto intestinale?
Questa è un po' l’unica nota stonata del documentario poiché fa presumere che gli alimenti probiotici in commercio non siano veramente utili per la salute quando affermano che questi lattobacilli non sono in grado di adattarsi all’ambiente gastrointestinale. In realtà, per essere considerato probiotico, un alimento deve contenere almeno un miliardo di cellule vive di un ceppo probiotico per porzione giornaliera, perché sono questi i numeri che le evidenze scientifiche hanno dimostrato efficaci per stabilirsi nell’intestino e proliferare.
In effetti questo è un tema alquanto controverso ed il vero problema sta nella regolamentazione dei diversi stati occidentali. In Europa ed Italia ci sono dei problemi, ma non così tanti. La FAO dice che i probiotici sono “Microrganismi vivi che, quando somministrati in adeguate quantità, conferiscono un beneficio di salute all’ospite”. Questa definizione è stata generalmente accettata dal 2001, anno in cui c’è stato il primo Panel FAO.
Questo è rimasto valido fino all’entrata in vigore del Regolamento Europeo 1924/06 relativo alle indicazioni sulla salute e sulla nutrizione che possono essere riportate sulle etichette. La Comunità Europea ha sancito e confermato quanto già affermato dal Regolamento 178/02 sulla sicurezza alimentare: gli alimenti non sono farmaci e non possono curare. Questo ha comportato l’impossibilità di utilizzare la dicitura “probiotico” sugli alimenti, poiché tale termine suggeriva un’attività di cura e miglioramento della salute. EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ha ribadito questa posizione, affermando che non esiste una correlazione comprovata tra probiotici e salute, e quindi non è possibile inserire in etichetta indicazioni salutistiche a meno che non vi siano prove scientifiche solide e ben documentate che dimostrino che i probiotici presenti nell’alimento riducano la presenza di microrganismi patogeni.
Ricordiamo che EFSA, ancora oggi, si occupa di stilare una lista di microrganismi con lo status di QPS (Presunzione Qualificata di Sicurezza), requisito minimo per poter utilizzare un determinato ceppo batterico negli alimenti e come probiotico, ma solo negli integratori alimentari di micronutrienti. Questi requisiti includono la sicurezza del ceppo, l'assenza di resistenza agli antibiotici, la non produzione di ammine biogene e altre caratteristiche essenziali.
Qui in Italia, nel 2018, il Ministero della Salute ha indicato le linee guida per l’utilizzo di probiotici e prebiotici confermando la possibilità di utilizzare il termine probiotico a patto di rispettare determinati requisiti, tra i quali vi ricordiamo che per essere considerato probiotico un alimento deve avere al suo interno un microrganismo di uso comune QPS capace di arrivare vivo e vitale nell’intestino nella quantità sufficiente per poterlo colonizzare.
Questo tema rimane ancora aperto e la discussione sugli effetti probiotici di alcuni alimenti restano argomenti dibattuti tra il mondo scientifico e la legislazione vigente.
Microbiota sano Versus Microbiota industrializzato: un confronto che ha senso?
Il microbiota industrializzato è soggetto a numerosi pregiudizi in questo documentario che ricordiamo basarsi su uno studio di coorte con un'attendibilità moderata. Si parla continuamente di microbiota "sano" e microbiota "alterato" ma possediamo davvero così tante informazioni da poter dire questo? Il 70% dei dati sul microbioma proviene unicamente dalla popolazione occidentale (USA ed Europa), che rappresenta solo una piccola parte della popolazione mondiale. Basare i propri giudizi su questi dati per stabilire cosa sia normale e cosa sia effettivamente sbagliato ci sembra avventato.
Possiamo affermare senza dubbio che un'alimentazione scorretta, ricca di zuccheri e grassi, non aiuta affatto; anzi, aumenta la probabilità di avere una flora intestinale danneggiata e incrementa i fattori di rischio per diverse patologie. Uno studio di Mardinoglu et al. del 2018 ha identificato nel Bifidobacterium adolescentis una delle specie più suscettibili a una dieta ricca di grassi.
È anche vero che, fino a poco tempo fa, un microbioma considerato "normale" includeva tra i batteri colonizzatori l'Helicobacter pylori, responsabile delle ulcere gastriche e intestinali. Esistono diversi esempi di microbioma sano anche nel mondo occidentale, e come afferma lo studio "Human Microbiome Variance is Underestimated" di F. Shanahan, "non avrebbe senso, e sarebbe rischioso" importare microrganismi altamente selezionati per assorbire il massimo dei nutrienti, da popolazioni con diete diverse e/o più povere.
La realtà è che ancora non sappiamo come la biodiversità sia stata influenzata dagli spostamenti, dalla geografia e dagli ambienti circostanti. Possiamo solo fare delle ipotesi e le ipotesi di questo documentario vengono alcune volte trasmesse come certezze.
Conclusioni: Il Futuro del Microbiota nella Medicina
"Hack Your Health" fornisce una panoramica interessante e accessibile sull'importanza del microbiota per la salute umana. Sebbene alcune affermazioni possano essere esagerate, il documentario rappresenta un buon punto di partenza per il pubblico generale per comprendere meglio come la nostra dieta e stile di vita possano influenzare il nostro benessere attraverso il microbiota. Promuovere l'educazione alimentare e la ricerca scientifica in questo campo è fondamentale per migliorare la nostra salute e qualità della vita.
Bibliografia:
Moszak M, Szulińska M, Bogdański P. "You are what you eat—the relationship between diet, microbiota, and metabolic disorders— A review." Nutrients. 2020;12(4):1-30. doi:10.3390/nu12041096
Sadagopan A, Mahmoud A, Begg M, et al. "Understanding the Role of the Gut Microbiome in Diabetes and Therapeutics Targeting Leaky Gut: A Systematic Review." Cureus. 2023;15(7). doi:10.7759/cureus.41559
Mowat AMI. "Historical Perspective: Metchnikoff and the intestinal microbiome." J Leukoc Biol. 2021;109(3):513-517. doi:10.1002/JLB.4RI0920-599
Nogal A, Valdes AM, Menni C. "The role of short-chain fatty acids in the interplay between gut microbiota and diet in cardio-metabolic health." Gut Microbes. 2021;13(1):1-24. doi:10.1080/19490976.2021.1897212
Lamarche D, Johnstone J, Zytaruk N, et al. "Microbial dysbiosis and mortality during mechanical ventilation: A prospective observational study." Respir Res. 2018;19(1):1-12. doi:10.1186/s12931-018-0950-5
Dogra SK, Doré J, Damak S. "Gut Microbiota Resilience: Definition, Link to Health, and Strategies for Intervention." Front Microbiol. 2020;11(September):2014-2021. doi:10.3389/fmicb.2020.572921
FAO/WHO. "Guidelines for the Evaluation of Probiotics in Food." Published online 2002:1-11.
Parlamento Europeo. "Regolamento CE N. 1924/2006 Del Parlamento Europeo e Del Consiglio Del 20 Dicembre 2006 Relativo Alle Indicazioni Nutrizionali e Sulla Salute Fornite Sul Prodotti Alimentari."; 2006.
Redatto da Renato Iliano per I'm in fermentation.
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Passa dalla teoria alla pratica, partecipa ad un corso ed impara in diretta tutti i segreti della fermentazione. Nel calendario potrai trovare corsi in ogni parte d'Italia o formazioni personalizzate residenziali a casa mia!

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03/06/2024
Salute
Hack Your Health è un documentario diretto da Anjali Najar, disponibile su Netflix dall'aprile 2024. Questo documentario esplora gli argomenti trattati nel libro "L'intestino Felice" di Giulia Enders, una delle ricercatrici protagoniste. Noi di I'm in Fermentation non potevamo esimerci dal dare un'occhiata e commentare questo documentario che esplora come il microbiota influisce sulla nostra vita, salute e umore.
Cos'è il Microbiota?
Il microbiota intestinale è definito come la comunità di microrganismi, inclusi batteri, funghi e virus, che colonizzano il tratto gastrointestinale. Esistono vari tipi di microbiota, non solo quello intestinale: ad esempio, c'è anche un microbiota della pelle, addirittura della vagina (leggi qui). È importante distinguere tra microbiota e microbioma: il primo si riferisce alla comunità di microrganismi mentre il secondo al patrimonio genetico di questi microrganismi.
L'Importanza del Microbiota per la Salute
La comunità scientifica che comprendente medici, microbiologi, biologi e nutrizionisti, è particolarmente interessata al microbiota perché si tratta di una scienza relativamente nuova, esplorata solo da pochi decenni. Le cellule microbiche nell'intestino umano sono circa 10^13 (diecimila miliardi), con un peso di circa 200 grammi e il loro numero di geni e di cento volte superiore a quelli presenti nel genoma umano.
Microbiota e Malattie
Le prove scientifiche che collegano il microbiota alla salute sono sempre più numerose. Disbiosi, cioè squilibri nel microbiota, sono legati a malattie come diabete, problemi cardiovascolari, obesità e problemi neurologici come il Parkinson. L'analisi del microbioma può prevedere l'insorgenza di alcune malattie anni prima che si manifestino, come affermato anche nel documentario, e non possiamo far altro che confermare.
L'Asse Intestino-Cervello
Esiste realmente questo asse microbiota-intestino-cervello, e le vie di comunicazione includono il sistema immunitario e la sintesi di metaboliti e neurotrasmettitori. Studi su animali hanno dimostrato che il microbioma può influenzare lo sviluppo di diabete di tipo II, Alzheimer e depressione maggiore. Al momento però, la medicina non include ancora ufficialmente la microbiologia nello studio di queste patologie né per la sua cura né per le diagnosi.
Microbiota e Alimentazione
Metchnikoff, biologo di fine ‘800-inizio ‘900 e vice-direttore dell’Istituto Pasteur, fu il primo a ipotizzare che gli alimenti fermentati potessero essere benefici per la salute nel suo saggio del 1909 "Batterio-terapia Intestinale". Egli suggeriva che batteri benefici potessero proteggere dai patogeni e che l'equilibrio microbico potesse essere influenzato attraverso la dieta.
Il documentario afferma correttamente che il microbiota aiuta nella digestione e che l'assorbimento dei nutrienti è influenzato dalla flora intestinale. I batteri intestinali producono acidi grassi a catena corta (SCFA) come acido acetico, propionico e butirrico attraverso la fermentazione delle fibre. Questi SCFA migliorano l'integrità della barriera intestinale, il metabolismo del glucosio, dei lipidi e del colesterolo, regolano il sistema immunitario e la risposta infiammatoria.
Non sentiamo mai parlare di Probiotici e Prebiotici, ma la composizione del microbiota può essere modificata attraverso cambiamenti nello stile di vita ed in particolare nella dieta. Una dieta varia e ricca di fibre (le fibre sono tra i prebiotici più importanti come l'inulina e i frutto-oligosaccaridi FOS e galatto-oligosaccaridi GOS) è fondamentale per aumentare l'abbondanza di batteri produttori di SCFA. Anche i prebiotici hanno una regolamentazione e gli alimenti ricchi in questo tipo di molecole possono inserire in etichetta la dicitura “favoriscono l’equilibrio della flora intestinale”.
I probiotici possono colonizzare il tratto intestinale?
Questa è un po' l’unica nota stonata del documentario poiché fa presumere che gli alimenti probiotici in commercio non siano veramente utili per la salute quando affermano che questi lattobacilli non sono in grado di adattarsi all’ambiente gastrointestinale. In realtà, per essere considerato probiotico, un alimento deve contenere almeno un miliardo di cellule vive di un ceppo probiotico per porzione giornaliera, perché sono questi i numeri che le evidenze scientifiche hanno dimostrato efficaci per stabilirsi nell’intestino e proliferare.
In effetti questo è un tema alquanto controverso ed il vero problema sta nella regolamentazione dei diversi stati occidentali. In Europa ed Italia ci sono dei problemi, ma non così tanti. La FAO dice che i probiotici sono “Microrganismi vivi che, quando somministrati in adeguate quantità, conferiscono un beneficio di salute all’ospite”. Questa definizione è stata generalmente accettata dal 2001, anno in cui c’è stato il primo Panel FAO.
Questo è rimasto valido fino all’entrata in vigore del Regolamento Europeo 1924/06 relativo alle indicazioni sulla salute e sulla nutrizione che possono essere riportate sulle etichette. La Comunità Europea ha sancito e confermato quanto già affermato dal Regolamento 178/02 sulla sicurezza alimentare: gli alimenti non sono farmaci e non possono curare. Questo ha comportato l’impossibilità di utilizzare la dicitura “probiotico” sugli alimenti, poiché tale termine suggeriva un’attività di cura e miglioramento della salute. EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ha ribadito questa posizione, affermando che non esiste una correlazione comprovata tra probiotici e salute, e quindi non è possibile inserire in etichetta indicazioni salutistiche a meno che non vi siano prove scientifiche solide e ben documentate che dimostrino che i probiotici presenti nell’alimento riducano la presenza di microrganismi patogeni.
Ricordiamo che EFSA, ancora oggi, si occupa di stilare una lista di microrganismi con lo status di QPS (Presunzione Qualificata di Sicurezza), requisito minimo per poter utilizzare un determinato ceppo batterico negli alimenti e come probiotico, ma solo negli integratori alimentari di micronutrienti. Questi requisiti includono la sicurezza del ceppo, l'assenza di resistenza agli antibiotici, la non produzione di ammine biogene e altre caratteristiche essenziali.
Qui in Italia, nel 2018, il Ministero della Salute ha indicato le linee guida per l’utilizzo di probiotici e prebiotici confermando la possibilità di utilizzare il termine probiotico a patto di rispettare determinati requisiti, tra i quali vi ricordiamo che per essere considerato probiotico un alimento deve avere al suo interno un microrganismo di uso comune QPS capace di arrivare vivo e vitale nell’intestino nella quantità sufficiente per poterlo colonizzare.
Questo tema rimane ancora aperto e la discussione sugli effetti probiotici di alcuni alimenti restano argomenti dibattuti tra il mondo scientifico e la legislazione vigente.
Microbiota sano Versus Microbiota industrializzato: un confronto che ha senso?
Il microbiota industrializzato è soggetto a numerosi pregiudizi in questo documentario che ricordiamo basarsi su uno studio di coorte con un'attendibilità moderata. Si parla continuamente di microbiota "sano" e microbiota "alterato" ma possediamo davvero così tante informazioni da poter dire questo? Il 70% dei dati sul microbioma proviene unicamente dalla popolazione occidentale (USA ed Europa), che rappresenta solo una piccola parte della popolazione mondiale. Basare i propri giudizi su questi dati per stabilire cosa sia normale e cosa sia effettivamente sbagliato ci sembra avventato.
Possiamo affermare senza dubbio che un'alimentazione scorretta, ricca di zuccheri e grassi, non aiuta affatto; anzi, aumenta la probabilità di avere una flora intestinale danneggiata e incrementa i fattori di rischio per diverse patologie. Uno studio di Mardinoglu et al. del 2018 ha identificato nel Bifidobacterium adolescentis una delle specie più suscettibili a una dieta ricca di grassi.
È anche vero che, fino a poco tempo fa, un microbioma considerato "normale" includeva tra i batteri colonizzatori l'Helicobacter pylori, responsabile delle ulcere gastriche e intestinali. Esistono diversi esempi di microbioma sano anche nel mondo occidentale, e come afferma lo studio "Human Microbiome Variance is Underestimated" di F. Shanahan, "non avrebbe senso, e sarebbe rischioso" importare microrganismi altamente selezionati per assorbire il massimo dei nutrienti, da popolazioni con diete diverse e/o più povere.
La realtà è che ancora non sappiamo come la biodiversità sia stata influenzata dagli spostamenti, dalla geografia e dagli ambienti circostanti. Possiamo solo fare delle ipotesi e le ipotesi di questo documentario vengono alcune volte trasmesse come certezze.
Conclusioni: Il Futuro del Microbiota nella Medicina
"Hack Your Health" fornisce una panoramica interessante e accessibile sull'importanza del microbiota per la salute umana. Sebbene alcune affermazioni possano essere esagerate, il documentario rappresenta un buon punto di partenza per il pubblico generale per comprendere meglio come la nostra dieta e stile di vita possano influenzare il nostro benessere attraverso il microbiota. Promuovere l'educazione alimentare e la ricerca scientifica in questo campo è fondamentale per migliorare la nostra salute e qualità della vita.
Bibliografia:
Moszak M, Szulińska M, Bogdański P. "You are what you eat—the relationship between diet, microbiota, and metabolic disorders— A review." Nutrients. 2020;12(4):1-30. doi:10.3390/nu12041096
Sadagopan A, Mahmoud A, Begg M, et al. "Understanding the Role of the Gut Microbiome in Diabetes and Therapeutics Targeting Leaky Gut: A Systematic Review." Cureus. 2023;15(7). doi:10.7759/cureus.41559
Mowat AMI. "Historical Perspective: Metchnikoff and the intestinal microbiome." J Leukoc Biol. 2021;109(3):513-517. doi:10.1002/JLB.4RI0920-599
Nogal A, Valdes AM, Menni C. "The role of short-chain fatty acids in the interplay between gut microbiota and diet in cardio-metabolic health." Gut Microbes. 2021;13(1):1-24. doi:10.1080/19490976.2021.1897212
Lamarche D, Johnstone J, Zytaruk N, et al. "Microbial dysbiosis and mortality during mechanical ventilation: A prospective observational study." Respir Res. 2018;19(1):1-12. doi:10.1186/s12931-018-0950-5
Dogra SK, Doré J, Damak S. "Gut Microbiota Resilience: Definition, Link to Health, and Strategies for Intervention." Front Microbiol. 2020;11(September):2014-2021. doi:10.3389/fmicb.2020.572921
FAO/WHO. "Guidelines for the Evaluation of Probiotics in Food." Published online 2002:1-11.
Parlamento Europeo. "Regolamento CE N. 1924/2006 Del Parlamento Europeo e Del Consiglio Del 20 Dicembre 2006 Relativo Alle Indicazioni Nutrizionali e Sulla Salute Fornite Sul Prodotti Alimentari."; 2006.
Redatto da Renato Iliano per I'm in fermentation.
Prossimi corsi
Passa dalla teoria alla pratica, partecipa ad un corso ed impara in diretta tutti i segreti della fermentazione. Nel calendario potrai trovare corsi in ogni parte d'Italia o formazioni personalizzate residenziali a casa mia!



















